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THE BLUE STEEL

Da una vecchia MTB 26" Gary Fisher a una ruggente Monstercross,

ovvero la "gravel dei poveri".

Dove è nata Blue Steel

Blue Steel è il nome che ho dato al progetto (e alla bicicletta) che ho concepito e realizzato durante le vacanze di Natale 2021. Volevo una bici "gravel" ma non volevo spendere molto.

Il tutto nasce dalle mie frequentazione della Ciclofficina dei Colli, una splendida iniziativa, purtroppo ora finita, di un gruppo di giovani (e non solo) bergamaschi, che promuoveva la cultura del recupero e del riciclo di vecchie biciclette.

In una officina / magazzino proprio sotto i colli di Bergamo si potevano trovare biciclette recuperate e funzionanti, oppure rimboccarsi le maniche e cercare pezzi, idee, consigli ma soprattutto trovare persone gentili, disponibili e entusiaste che mi hanno motivato e aiutato a realizzare il progetto.

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La cosa straordinaria è che tutto questo è avvenuto su base volontaria, senza esborso di denaro. Voglio ringraziare questi fantastici ragazzi.

Gary Fisher Mahi Mahi, la mamma di Blue Steel

Tra i vari telai, molto economici, che si trovavano nel deposito della ciclofficina dei Colli alcuni erano invece notevoli. Per le mie misure ho trovato un telaio Gary Fisher Mahi Mahi in acciaio CroMoly, un gioiellino degli anni '90, quando il brand non era ancora diventato Trek. Il modello Mahi Mahi è introvabile su tutti i cataloghi Gary Fisher degli anni '90, credo che sia una Marlin del 1995 forse con un nome nuovo per il mercato europeo. Ho provato a piazzargli una piega presa a caso e due ruote per capire come sarebbe venuta.

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La scintilla era scoccata. Ho iniziato uno studio matto e disperatissimo per capire che pezzi montare per far funzionare il tutto secondo le mie aspettative mantendo la spesa al minimo possibile, nella logica del recupero e del riciclo. La bici doveva essere comoda, con il manubrio all'altezza della sella o poco meno, assorbire le vibrazioni della guida fuoristrada ma non essere rumorosa sull'asfalto.

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I componenti

Incredibile ma vero, la maggior parte di questi pezzi erano già disponibili tra quelli da recuperare, e pure in ottimo stato.

Quando si cambia l'anima di una bicicletta, magari miscelando pezzi che arrivano da bici ed epoche diverse, è importante informarsi bene sulle eventuali incompatibilità. Nel mio caso le cose che ho considerato sono state:

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  • Se si vogliono usare piega e comandi da corsa bisogna tenere a mente che il "tiro" dei comandi ANTERIORI Shimano corsa non è compatibile con i deragliatori da MTB. Per ovviare andrebbe usato l'adattatore Wolftooth Tanpan. I comandi posteriori, fino a 10 velocità, invece, sono compatibili.

  • Le leve di freni da corsa non lavorano bene con i freni V-brake (va aggiunta una puleggia tipo la Problem Solver Travel Agent). Oppure si usano i freni cantilever.

  • Per usare guarniture e deragliatori stradali il tiro deve avvenire necessariamente dal basso (non esistono deragliatori stradali con tiro dall'alto - ce n'è uno da ciclocross, Shimano FD-CX70 -, ma è caro e solo per doppia)

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La mia scelta è stata quella di usare il più possibile ciò che recuperavo in officina, per contenere la spesa al massimo. Ed ecco la lista dei componenti.

Dal progetto all'oggetto

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Già prima di iniziare i lavori sapevo dove volevo arrivare. Armato di Photoshop e dopo aver chiesto aiuto a Google, ho trovato le immagini dei vari pezzi e ho realizzato una preview (qui sopra, molto fedele, senza falsa modestia). Considerato soddisfacente il risultato, sia dal punto delle geometrie che da quello estetico, sono iniziati i lavori. Il telaio è stato pulito e ritoccato dove aveva perso il colore. Tutti i pezzi sono stati puliti, sgrassati e reingrassati dove necessario. I mozzi sono stati dotati di sfere nuove. Cavi e guaine nuove, come i pattini dei freni.

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ZONA STERZO

Nessun problema in particolare nell'assemblaggio dei pezzi, ho solo aggiunto un paio di anelli distanziatori per portare il manubrio all'altezza giusta e usato una pipa corta e angolata per correggere la geometria.

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ZONA TRASMISSIONE

Qui la situazione è stata un po' più complicata: il diametro della corona da 50 ha fatto sì che i denti toccassero il carro posteriore. Risolto con un distanziale da 2 mm.

Il deragliatore con il tiro dal basso mi ha costretto a costruire una puleggia (sul tipo della Sturmey Archer usata sulle ciclocross).

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Ho acquistato la puleggia in nylon da 25 mm, montata su cuscinetto, e delle fascette da Leroy Merlin. Con questo "accrocchio" montato sul tubo sella sotto il deragliatore, si inverte la direzione di tiro del cavo cambio anteriore, che nel mio telaio arriva dall'alto.

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ZONA CAMBIO

Nessun problema in particolare nell'assemblaggio dei pezzi, ho solo notato che il deragliatore posteriore di tipo Rapid Rise, montato senza catena, tocca il pignone più grande. Appena messa la catena tutto ok.

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ZONA RUOTE

Il copertone da 2.1 è la massima dimensione montabile in questa configurazione, in quanto, quando la gabbia del deragliatore anteriore è posizionata sulla corona più piccola, va paurosamente vicino alla gomma. Regolazione millimetrica dei fine corsa... et voilà. Scegliendo una soluzione con monocorona il problema non si pone.

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Un paio di pedali "double face" con attacchi SPD su di un lato ha completato il tutto.

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Come va la Blue Steel.

Va dannatamente bene, ecco come va.

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  • Il telaio in acciaio è comodissimo per la sua geometria e in grado di assorbire bene le vibrazioni.

  • Il manubrio in carbonio è leggero e aiuta anch'esso nell'assorbimento delle vibrazioni.

  • I copertoni sono scorrevolissimi sull'asfalto, silenziosi e sicuri su terreni "gravel".

  • La componentistica si è interfacciata egregiamente, il cambio scatta preciso sia sulla tripla anteriore (e non era scontato), sia al posteriore (il pignone da 34 era il massimo ammissibile dal vecchio XT).

  • Le combinazioni 50-14 e 30-34 permettono un buona velocità in piano ma anche di aggredire salite molto dure.

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Insomma una conversione decisamente riuscita, una bici "gravel" - ma più precisamente una Monstercross, che mi sta dando molte soddisfazioni e che si è rivelata davvero versatile e poco affaticante. Veloce su strada e su sterrato e inoltre, ai miei occhi, bellissima.

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